Lo studio delle associazioni faunistiche e floristiche, unitamente a quello sedimentologico effettuati in occasione dei recenti scavi paleontologici, hanno fornito ulteriori elementi per ricostruire l’antico ambiente in cui si è depositato l’Orizzonte di Roncà.
Le notizie storiche più antiche dell'orizzonte si devono all'abate agostiniano di Arzignano Alberto Fortis, che nel 1776 si trovava a visitare il capoluogo comunale.
Egli, nel 1778 pubblicò a Venezia una memoria paleontologica dal titolo “Della valle vulcano-marina di Roncà nel territorio veronese”.
Qualche cenno sul giacimento fossilifero sembra risalire già alla fine del '600, quando il vescovo astigiano Simone Maioli scrisse in un volume di oltre mille pagine alcuni appunti sui tufi fossiliferi di Roncà.
Successivamente, Alessandro Brongniart, in un lavoro pubblicato nel 1823, descrive e raffigura una sezione geologica della Val Nera (attualmente nota come Valle della Chiesa).
Nel 1873 anche Stoppiani descrive l’antico ambiente di Roncà: “ …Qué tufi basaltici alternano con ligniti non altro che torbe di antiche lagune, abitate da conchiglie d’acqua dolce, da tartarughe, da coccodrilli e cinte di basse terre ove si addensavano foreste di palme … ”.
Nel corso del tempo vi furono altri studiosi, come F. Bayan, P. Vinassa de Regny e A. De Gregorio che si interessarono di Roncà.
Quest’ultimo, pubblicò nel 1896 un’importante opera dal titolo “Monografia della fauna fossile di Roncà” e raccolse numerosissimi esemplari fossili della fauna e della flora del giacimento.
Si tratta della più completa monografia sull’Orizzonte di Roncà.
I primi studi geologici condotti con una metodologia scientifica moderna sono di Ramiro Fabiani.
I risultati delle sue ricerche sono stati raccolti nella monografia “Il Paleogene del Veneto”.
Più recentemente, altri studiosi hanno proseguito le ricerche sull’Orizzonte di Roncà.
Si tratta di L. Hottinger e Schaub (anni ’60), G. Piccoli (1966), V. De Zanche e T. Conterno (1972) e, per ultimo A. Mellini con una monografia.